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Il ruolo dell’identità digitale nell’atleta: tra motivazione, confronto e benessere
“Oggi gli atleti non si preoccupano più soltanto di come li vedono i compagni di squadra o gli allenatori, ma anche di come il mondo intero li percepisce online.” — Sumler, 2023
Negli ultimi anni, il mondo dello sport è stato profondamente trasformato dalla presenza sempre più pervasiva dei social media. Piattaforme come Instagram, TikTok, YouTube o X (ex Twitter) non sono più soltanto strumenti di svago: per molti atleti, sono diventate vere e proprie “vetrine” attraverso cui raccontarsi, costruire la propria immagine pubblica e coltivare relazioni con tifosi, sponsor o potenziali reclutatori. Nasce così una nuova dimensione dell’identità dell’atleta: quella digitale. Non si tratta solo di come un atleta si vede e si comporta in campo, ma anche di come si rappresenta online e di quanto valore attribuisce al modo in cui viene percepito dagli altri attraverso lo schermo. Questa identità digitale può avere effetti molto rilevanti sul piano psicologico e motivazionale.
Identità atletica e identità digitale: due facce della stessa
medaglia?
L’identità atletica è il modo in cui una persona si riconosce e si definisce attraverso il ruolo di atleta. Quando questa identificazione è forte, lo sport diventa parte centrale del proprio senso di sé, influenzando decisioni, comportamenti e obiettivi personali. In molti casi, una solida identità atletica è una risorsa positiva: aumenta la motivazione, l’impegno e il senso di appartenenza a un gruppo, come una squadra o una comunità sportiva. Secondo la teoria dell’identità sociale (Tajfel & Turner, 2004), infatti, far parte di un gruppo contribuisce a costruire il proprio autoconcetto. Inoltre, la teoria dell’autodeterminazione (Deci & Ryan, 2012) sottolinea che una motivazione interna, basata su valori personali e sul desiderio di migliorarsi, è associata a maggiore benessere e prestazioni più durature. Tuttavia, quando l’identità atletica si intreccia con il bisogno di apparire perfetti agli occhi del pubblico online, possono emergere nuove pressioni. I social media, con il loro sistema di like, commenti e visualizzazioni, rischiano di spostare il focus dall’autorealizzazione al bisogno di approvazione esterna.
Questo può generare ansia da prestazione, timore del giudizio e stress legato all’immagine corporea.
Motivazione e comportamento digitale
Uno studio recente condotto su atleti universitari ha mostrato che una forte identità atletica influenza non solo le scelte sportive, ma anche il modo in cui si usano i media digitali. In particolare, gli atleti orientati alla padronanza – cioè motivati dal desiderio
di migliorare sé stessi – tendono a usare i social media in modo più selettivo e limitato.
Al contrario, chi è più orientato alla performance – e quindi focalizzato sul confronto e sulla ricerca di riconoscimento – mostra un coinvolgimento più intenso e frequente sulle piattaforme. Questo evidenzia un legame profondo tra le motivazioni personali e i
comportamenti digitali. Chi si concentra sul proprio sviluppo tende a vedere i social come una possibile distrazione; chi invece cerca visibilità o approvazione li utilizza come strumento per promuoversi, confrontarsi o misurare il proprio valore attraverso
metriche esterne.
Il peso del confronto costante
I social media hanno ampliato il campo del confronto. Un tempo l’atleta si misurava con i propri compagni di squadra o avversari diretti; oggi, si trova davanti a migliaia di sportivi di tutto il mondo. Questo confronto può essere stimolante e fonte
d’ispirazione: osservare le performance altrui, imparare nuove tecniche o trovare modelli di riferimento può favorire la crescita. Tuttavia, spesso il confronto diventa fonte di frustrazione. Gli atleti – soprattutto i più giovani – sono esposti a contenuti idealizzati: video montati, foto ritoccate, successi enfatizzati. Il risultato è una percezione distorta della realtà, che può far sentire inadeguati o “indietro” rispetto agli altri. Il rischio è che il valore personale venga misurato in base a follower, like o condivisioni, anziché ai reali progressi sportivi e personali.
L’impatto psicologico della visibilità online
Come spiega l’esperto di psicologia dello sport Charonn Sumler, oggi gli atleti non si preoccupano solo del giudizio di allenatori e compagni, ma anche di come appaiono online. Un video caricato per attirare l’attenzione di scout o sponsor può generare
entusiasmo se riceve molti feedback positivi, ma può diventare fonte di delusione o ansia in caso contrario. I social media velocizzano la dinamica di gratificazione e frustrazione, rendendo il senso di autostima fragile e dipendente dal riscontro immediato degli altri. Allo stesso tempo, i social media offrono anche strumenti positivi. Alcuni atleti di alto livello, come Simone Biles, utilizzano le piattaforme per parlare apertamente di salute mentale, rompere tabù e sensibilizzare su temi spesso trascurati nello sport. Questo può rappresentare una risorsa per i giovani, che trovano modelli autentici e umani, capaci di ispirare e normalizzare anche la vulnerabilità.
Educare a un uso consapevole del digitale
In questo scenario complesso, il ruolo di allenatori, psicologi dello sport, educatori e famiglie diventa cruciale. È importante aiutare gli atleti, soprattutto adolescenti e giovani adulti, a sviluppare una consapevolezza critica rispetto ai contenuti che
vedono e che condividono. Occorre favorire una motivazione sana, fondata sul percorso personale, più che sul confronto o sul giudizio esterno. Anche la capacità di autoregolarsi, cioè di gestire tempo ed energie in funzione dei propri obiettivi, è una
competenza chiave. Riconoscere quando i social media sono una risorsa – e quando invece diventano una fonte di pressione – permette di proteggere il benessere mentale e mantenere una relazione equilibrata con lo sport.
Conclusione
Nell’era digitale, l’identità atletica non si costruisce più solo sul campo, ma anche attraverso lo schermo. I social media hanno trasformato il modo in cui gli atleti si vedono, si raccontano e si relazionano con il mondo. Se da un lato offrono visibilità, connessione e ispirazione, dall’altro espongono a confronti continui e a nuove forme di stress. Educare a un uso equilibrato e consapevole della tecnologia è oggi una priorità per sostenere non solo la performance, ma anche – e soprattutto – il benessere psicologico degli sportivi.
A cura del dott. Federica Di Francia
Alessandro Bargnani CEO
Bibliografia
- Taewoong Yoo, Dr. Yonghwan Chang. Media Technology Usage and Health: The Role of Athlete Identity and
Achievement Goalsh. Scholarspace (2025) - Dr. Charron Sumler. 6 ways social media impacts athlete identity. TrueSport (November 1,2024)



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