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Comunicazione non verbale e performance sportiva

L’essere umano, nel corso di ogni interazione sociale, emette costantemente segnali non verbali che veicolano messaggi espliciti o impliciti agli osservatori. Come sottolineato dallo psicologo e teorico della comunicazione Paul Watzlawick, “non si può non comunicare”. Ogni comportamento, anche il silenzio, ha valore comunicativo.
La comunicazione non verbale (CNV), definita come qualsiasi modalità di trasmissione di informazioni che non implichi l’uso diretto della parola, riveste un ruolo centrale e imprescindibile nei processi comunicativi. Secondo numerose ricerche, fino al 95% delle informazioni scambiate tra gli individui avviene tramite canali non verbali, lasciando alla comunicazione verbale solo una minima parte stimata attorno al 5%.
Studi sulla comunicazione hanno riconosciuto quattro principali codici della CNV:
1. Il sistema paralinguistico, ossia elementi come il tono della voce, la frequenza, il ritmo e il silenzio;
2. Il sistema cinesico, caratterizzato da contatto visivo, espressioni facciali, gesti e postura;
3. La prossemica, ovvero la gestione dello spazio fisico tra interlocutori;
4. L’aptica, che riguarda il contatto fisico.
Questi codici costituiscono aspetti fondamentali per una comunicazione efficace, poiché consentono di esprimere e interpretare emozioni, regolare le dinamiche interpersonali, esercitare influenza sugli altri e, in alcune circostanze, rivelare o celare intenzioni e verità.
La comunicazione non verbale nello sport
In ambito sportivo, la comunicazione non verbale assume una rilevanza importante, configurandosi sia come potenziale predittore sia come conseguenza della prestazione sportiva. Per quanto riguarda il suo valore predittivo, sebbene la letteratura scientifica sul tema sia ancora limitata, alcune evidenze suggeriscono che determinati segnali non verbali, come il contatto fisico tra compagni di squadra, possano promuovere la cooperazione e incidere positivamente sulle performance successive. Un esempio si può osservare nei calci di rigore: esultanze plateali da parte di un giocatore dopo aver segnato un rigore può influenzare il successivo tiratore avversario. Quando invece la CNV è considerata una conseguenza della prestazione sportiva, essa si manifesta in funzione dell’esito della gara.
Diversi studi hanno documentato variazioni nel comportamento non verbale degli atleti a seguito di successi o insuccessi, in discipline sia individuali che di squadra, e in contesti competitivi a vari livelli (nazionali e internazionali). Ad esempio, il successo tende a essere accompagnato da manifestazioni di orgoglio, mentre la sconfitta da segnali di vergogna, ma è necessario sottolineare che il corpus di evidenze scientifiche in merito necessiti di ulteriori approfondimenti. Poiché controllare intenzionalmente la CNV richiede un notevole sforzo cognitivo, spesso gli atleti non riescono a mascherare completamente le proprie reazioni emotive. Oltre a influenzare le prestazioni, la comunicazione non verbale ha un impatto significativo anche sulla percezione di fiducia che gli atleti nutrono nei confronti di sé stessi, dei compagni (nelle discipline di squadra) e degli avversari. Numerosi studi hanno rilevato che la CNV dei compagni di squadra può determinare la percezione di sicurezza e di possibilità di successo: quando i membri della squadra mostrano segnali non verbali positivi e sicuri, la fiducia reciproca aumenta; al contrario, atteggiamenti negativi o demotivati possono alimentare insicurezze e compromettere il clima interno.
Dal punto di vista degli allenatori, la CNV assume un doppio ruolo: non solo è rilevante per la performance complessiva della squadra, ma rappresenta anche un fattore scatenante di cambiamenti psicologici, positivi o negativi, durante lo svolgimento della competizione. Un esempio concreto si può osservare nel calcio: se un giocatore manifesta segni visibili di disapprovazione, come uno sbuffo in seguito all’errore di un compagno, questo comportamento può compromettere la coesione del gruppo e minare la fiducia reciproca, influenzando negativamente l’andamento della partita. Inoltre, maggioranza degli allenatori ritiene che l’aptica ricopra un ruolo fondamentale, soprattutto nella fase pre-prestazione: alcuni atleti richiedono o vorrebbero contatto fisico col proprio coach, come abbracci o massaggi per diminuire la tensione muscolare, soprattutto prima di prestazioni emotivamente molto cariche. Al contrario, un contatto fisico eccessivo come una pacca sulla spalla di “consolazione” dopo una prestazione deludente può portare a reazione miste non sempre positive.
Come evidenziato in precedenza, modificare consapevolmente la CNV è un compito complesso, se non impossibile in determinate situazioni. Tuttavia, nonostante tali difficoltà, in molte circostanze gli atleti cercano deliberatamente di gestire la propria immagine e comunicazione non verbale allo scopo di influenzare gli altri o di rafforzare la propria sicurezza. Un esempio molto celebre è la postura adottata da Cristiano Ronaldo prima di battere un calcio di punizione: le gambe leggermente divaricate, il petto gonfio e una forte espirazione possono portare ad un aumento della concentrazione, oltre a trasmettere sicurezza e pericolosità agli avversari.
Questo è reso possibile dal fatto che la controllabilità della CNV si distribuisce lungo un continuum: alcuni aspetti, come la postura o i gesti, possono essere modulati con maggiore consapevolezza; altri, come il tono della voce o le caratteristiche fisiche innate (ad esempio, la statura), risultano più difficili da alterare intenzionalmente. In conclusione, la comunicazione non verbale è una componente essenziale nell’interazione sportiva, in grado di influenzare tanto la prestazione quanto le dinamiche psicologiche e relazionali tra atleti. Nonostante alcuni segnali non verbali siano difficili da controllare, una maggiore consapevolezza e un uso strategico della CNV possono costituire un vantaggio competitivo concreto. Comprendere e saper gestire ed interpretare questi segnali, anche quelli altrui, diventa quindi fondamentale non solo per migliorare la performance individuale e collettiva, ma anche per favorire coesione, fiducia e resilienza all’interno del gruppo. Al di fuori del contesto sportivo, essa contribuisce a creare legami più forti e a migliorare la qualità delle relazioni interpersonali, favorendo empatia e cooperazione.
A cura del Dott. Giovanni Pauletta
Dott. Alessandro Bargnani | CEO CISSPAT LaB
Bibliografia
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La comunicazione non verbale: il significato di ogni segno. (s.d.). Anna Rossoni. https://annarossoni.it/comunicazione-non-verbale/
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