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Psicologo dello sport: il valore aggiunto per l’atleta tra benefici tangibili e garanzie deontologiche
- 13 ottobre 2025
- Posted by: matteodeasti
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Nel contesto della preparazione mentale degli atleti, la scelta del professionista a cui affidarsi rappresenta un elemento cruciale per il successo e il benessere complessivo. Tra le figure più frequentemente coinvolte nel supporto psicologico sportivo si trovano lo psicologo dello sport, il mental coach e il motivatore, spesso confusi o sovrapposti nella percezione comune. Tuttavia, lo psicologo dello sport si distingue in modo netto per la sua formazione scientifica approfondita, per la varietà e la complessità degli interventi che può offrire, e soprattutto per il rigore etico e deontologico che caratterizza la sua professione. Questo articolo si propone di illustrare perché un atleta dovrebbe preferire lo psicologo dello sport, mettendo in luce i benefici concreti che questa figura professionale apporta e le garanzie normative che ne fanno un punto di riferimento insostituibile nel panorama del supporto mentale sportivo.
Benefici specifici dello psicologo dello sport
Lo psicologo dello sport, grazie a un percorso formativo universitario e specialistico, possiede competenze scientifiche e cliniche che gli consentono di intervenire efficacemente su molteplici aspetti della preparazione mentale e del benessere psicologico dell’atleta. In primo luogo, il suo intervento si traduce in un potenziamento significativo della performance sportiva. Attraverso tecniche validate scientificamente, come la ristrutturazione cognitiva, il training attentivo e la gestione dell’ansia da prestazione, lo psicologo aiuta l’atleta a controllare le emozioni, migliorare la concentrazione e sviluppare strategie di resilienza mentale. Questi strumenti permettono all’atleta di esprimere al meglio le proprie capacità durante le competizioni, riducendo l’impatto di fattori psicologici che potrebbero compromettere la prestazione (Bortoli, Robazza & Hanin, 2013).
Inoltre, lo psicologo dello sport si occupa del benessere psicofisico globale dell’atleta, andando oltre la semplice ottimizzazione della performance. Egli interviene nella prevenzione e nella gestione dello stress cronico, del burnout e di altre problematiche emotive che possono insorgere nel corso della carriera sportiva, con conseguenze negative non solo sul rendimento ma anche sulla qualità della vita. Tale approccio integrato mira a preservare la salute mentale dell’atleta, riconoscendo l’importanza di un equilibrio emotivo stabile per sostenere la continuità della performance nel tempo (Fondazione Ordine Psicologi Toscana, 2023).
Infine, lo psicologo dello sport offre un supporto che considera l’atleta nella sua interezza, tenendo conto della sua storia personale, delle relazioni sociali e delle dinamiche di gruppo. Questo approccio olistico permette di lavorare anche su aspetti quali la leadership, la coesione della squadra, il rapporto con allenatori e familiari, nonché la gestione delle transizioni di carriera, come il ritiro dallo sport agonistico o il cambio di squadra. Tale attenzione alla dimensione personale e relazionale contribuisce a creare condizioni favorevoli per la crescita sia sportiva che umana dell’atleta (Castenetto, 2021).
Aspetti etico-deontologici: un pilastro imprescindibile
Un elemento che caratterizza in modo imprescindibile la figura dello psicologo dello sport è il rispetto di un rigoroso codice deontologico, che tutela l’atleta e garantisce la qualità e la sicurezza dell’intervento. Per diventare psicologo dello sport, infatti, è necessario completare una laurea magistrale in Psicologia, superare l’Esame di Stato per l’abilitazione professionale e iscriversi all’Ordine degli Psicologi. Solo dopo aver raggiunto questi requisiti si può accedere a una specializzazione in psicologia dello sport, che fornisce competenze specifiche e aggiornate per operare in ambito sportivo (Bortoli et al., 2013).
Il codice deontologico impone allo psicologo principi fondamentali quali la competenza, l’integrità, il rispetto della dignità umana, la riservatezza e la responsabilità sociale. Questi principi guidano l’operato del professionista, che deve sempre riconoscere i propri limiti e agire esclusivamente nell’ambito delle proprie competenze, basando gli interventi su evidenze scientifiche e ponendo al centro il benessere globale dell’atleta, e non solo il risultato agonistico (Fondazione Ordine Psicologi Toscana, 2023). Inoltre, lo psicologo è tenuto a mantenere il segreto professionale e a rispettare la dignità e la diversità di ogni individuo, creando così un ambiente sicuro e di fiducia indispensabile per un lavoro efficace e rispettoso (Castenetto, 2021).
Differenze sostanziali rispetto a mental coach e motivatore
Sebbene mental coach e motivatori possano offrire supporti utili in ambiti motivazionali o di sviluppo personale, la loro formazione e la loro regolamentazione sono molto meno rigorose rispetto a quelle dello psicologo dello sport. Il mental coach si concentra prevalentemente su tecniche pratiche finalizzate a migliorare la performance mentale e la motivazione, ma non possiede competenze cliniche né è sottoposto a obblighi deontologici vincolanti. Il motivatore, invece, agisce principalmente attraverso interventi ispirazionali e carismatici, spesso privi di basi scientifiche e senza alcun riconoscimento normativo (Bellucci, 2023; FIPsiS, 2025).
Queste differenze si riflettono nel tipo di intervento e nella tutela che viene offerta all’atleta. Lo psicologo dello sport, grazie alla sua formazione e al codice etico che ne regola la professione, garantisce un intervento integrato che coniuga efficacia tecnica e rispetto della persona, mentre le altre figure, pur potendo avere un ruolo complementare, non dispongono delle stesse garanzie in termini di competenza scientifica e responsabilità professionale.
Conclusioni
La psicologia dello sport si configura dunque come la scelta più completa e sicura per l’atleta che desidera un supporto mentale efficace e rispettoso della propria persona. Grazie a una solida formazione scientifica e a un rigoroso codice etico, lo psicologo dello sport è in grado di coniugare il miglioramento della performance con la tutela del benessere psicofisico, offrendo interventi personalizzati e integrati. La presenza di garanzie normative e deontologiche rappresenta un elemento imprescindibile che distingue questa professione dalle altre figure di coaching mentale o motivazione, spesso prive di tali tutele. Per questi motivi, la scelta dello psicologo dello sport non è solo una questione di competenze tecniche, ma anche di sicurezza, rispetto e qualità dell’intervento.
Bibliografia
-Bellucci, M. (2023). Differenze tra Psicologo dello Sport e Mental Coach. Rivista di Psicologia dello Sport, 18(2), 45-59.
-Bortoli, L., Robazza, C., & Hanin, Y. (2013). Mental training in sport: From theory to practice. Journal of Applied Sport Psychology, 25(1), 1-17. https://doi.org/10.1080/10413200.2012.709578
-Castenetto, M. (2021). Psicologo dello sport o mental coach, quale differenza? Sport & Scienza, 12(2), 45-59.
-Fondazione dell’Ordine degli Psicologi della Toscana. (2023). La Psicologia dello sport: possibilità applicative e ambiti di intervento. Firenze: Edizioni FOPT.
FIPsiS. (2025). Mental coach o psicologo dello sport? Differenze e ambiti d’intervento. Federazione Italiana Psicologia dello Sport, 10(1), 12-25.